domenica 26 dicembre 2021

Franco Abate, "Il ceppo di Natale"

 STAMATTINA vedendo questo Post pubblicato da un mio amico (IL CEPPO di NATALE, antichissima tradizione natalizia , che ha anche un significato simbolico: il legno che arde è il simbolo del passato, e nel nuovo bruciare si configura un anelito di purificazione) ho rivissuto quei momenti in cui mio nonno, ogni anno, lo ripeteva da sempre seguendo un vero e proprio rituale. Sceglieva il ceppo molto tempo prima; lo teneva da parte facendolo così diventare per tutti " U zippone i Nèthèghe". La gestualità che seguiva da quel momento sino alla sera della Vigilia spaziava tra il sacro e il profano-(mia nonna)--"Tataranne mo vède a pigliè u zippone nda stalla"--"(mia madre)--Guagnù: mittìteve nturne u fucuguère"--(il nonno a mia nonna)--"Pippì, aiùtame allu mitte ndu fuche"--(mio padre)--"Non ridete e sbàttiti i mane"--(Noi tutti, battendo le mani)--"Evviva evviva: Buon Natale a tutti quanti!!!-- Quello che però più interessava a noi fanciulli, non era tanto il prima quanto il dopo acchè il ceppo finisse sul fuoco in quanto c'era la lettura della Letterina con la quale nell'occasione "purificavamo" le nostre marachelle, pattuendo improbabili promesse che non avremmo mantenuto, ma che ci sarebbero state parimenti "perdonate" il Natale venturo con lo stesso "rituale" che il nonno, come da sempre, poi chiudeva porgendo a ciascuno, a seconda dell'età di noi penitenti, 5, 10, 20 lire!

martedì 21 dicembre 2021

Scienza: l'assoluto e il relativo

 Non pensavo di dover rispolverare alcuni concetti base di statistica studiacchiati in età giovanile, ma alcune problematiche attuali, d'un certo rilievo sociale, me lo impongono.

Parlo del concetto di probabilità, che se ben ricordo è misurabile come il rapporto fra i casi favorevoli e i casi possibili. Es. Gettando un dado (notoriamente con i primi sei numeri), la probabilità che esca il 3 è di 1/6; estraendo una carta dal mazzo del poker (13 per ogni seme+il jolly), la probabilità è di 1/14. In entrambi i casi, essendo il numeratore inferiore al denominatore, il risultato sarà compreso fra lo zero ed uno, cioè uno zero virgola qualcosa, che possiamo trasformare nella misura percentuale, più comprensibile per tutti, moltiplicando il risultato per 100 (nel caso del dado 1/6 = 0,167 = 16,7%).
 
Un risultato compreso fra zero e uno significa che esso non può coincidere né con zero (gettare un dado sperando che esca il 7 è assurdo, perché il 7 non c'è: probabilità 0/6) né con 1 (dire che lo si fa, sperando che esca un numero qualunque fra quelli presenti sul dado, è sciocco perché l'evento copre tutte le possibilità: probabilità 6/6). 

A cosa serve il richiamo a questi concetti elementari della statistica? Nel balbettio generale che oggi invade la tv e i social, serve a dare una risposta a coloro i quali mettono in discussione l'efficacia del vaccino antivirus con l'affermazione che esso non garantisce l'immunità.
Nessuno, e in nessun campo, può garantire un qualcosa al cento per cento. Neppure la fisica, la scienza in cui gli esperimenti hanno per oggetto la materia non vivente... figuriamoci la medicina, disciplina in cui ogni variabile dipendente ha innumerevoli variabili indipendenti, di natura psichica oltre che somatica.

Ma non avere certezze non equivale al non sapere nulla. Se abbiamo l'emicrania e prendiamo un antidolorifico, nessun medico ci assicura che staremo meglio. Allora perché il medico ce lo prescrive? I motivi sono due: 1) perché dagli studi teorici risulta che la sostanza contenuta nel farmaco inibisce una particolare zona del cervello, quella deputata a recepire gli stimoli del dolore; 2) perché nel corso della sua attività professionale ha sperimentato che in un consistente numero di casi quell'antidolorifico ha avuto l'effetto sperato. Questo il motivo per cui tendiamo a fidarci del medico con maggiore esperienza rispetto al pivello che ha appena terminato gli studi.

Vaccinarsi, dunque, non garantisce l'immunità. Tuttavia, la conoscenza del rapporto fra il 'numero dei sopravvissuti' e il totale dei 'soggetti vaccinati' ci fornisce una prima indicazione sulla probabilità statistica di sopravvivenza delle persone vaccinate. Se tale rapporto è, per ipotesi, di 98/100 (98%), vuol dire che il vaccino è abbastanza efficace.
Questo dato diventa ancora più significativo se raffrontato con un altro: il rapporto fra il numero dei sopravvissuti e il totale dei 'soggetti non vaccinati'. Se tale rapporto è, per ipotesi, di 70/100 (70%) vuol dire che, anche senza vaccino, la maggioranza delle persone si salva - grazie alle proprie predisposizioni genetiche e/o alle terapie mediche - e tuttavia 28 persone su 100 muoiono per non aver fatto il vaccino. Sembra poco avere conoscenza di questi dati?

I dati statistici possono aiutarci a chiarire anche un altro problema, quello dei pericoli connessi alla vaccinazione.
Si sono verificati dei casi di reazioni avverse, alcune delle quali letali, che hanno allarmato non poco i media e, tramite essi, la popolazione.
Anche in questo caso, per giudicare l'indice di pericolosità del vaccino', dobbiamo ricorrere alla probabilità statistica. Per poter giudicare il pericolo dobbiamo confrontare il numero di episodi letali dovuti al vaccino con quello degli episodi letali dovuti ad altri farmaci. Se tale rapporto non è decisamente superiore a 1, dobbiamo attribuire al vaccino un indice di sicurezza accettabile.

Questo è ciò che si può dire sulla vaccinazione dal punto di vista strettamente sanitario e in modo rispettoso delle conoscenze acquisite. Altre argomentazioni, relative allo sfruttamento economico dei brevetti, alla presunta violazione della privacy mediante green pass ecc. sono pertinenti alla politica e non soggette a misurazioni probabilistiche. Esse vengono usate in modo strumentale a fini politici, estranei al problema sanitario.
cm

mercoledì 8 dicembre 2021

Covid: politica e psichiatria

 

I dati statistici sulla pandemia da covid si vanno man mano consolidando: in tutti i paesi c'è una forte correlazione fra percentuale di non vaccinati e percentuale di morti per covid. Chi, invece di parlare di incidenza percentuale parla di numeri assoluti, o ignora l'analisi statistica o imbroglia. 
Di fronte a questa evidenza, perché resiste ancora una minoranza rumorosa e pericolosa di persone che, non solo hanno deciso di non vaccinarsi, ma sono diventati 'attivi propagandisti' contro la vaccinazione? 
Io alla paura di vaccinarsi non ci credo. Gli Italiani sono forti consumatori di farmaci. Tutti i farmaci hanno delle controindicazioni che, a leggere i bugiardini, fanno venire i brividi, ma noi ne consumiamo il doppio dei Tedeschi. Dunque escludiamo la paura. 
Rimangono in piedi due ipotesi: la strumentalizzazione politica e i disturbi psichici, cause che in alcuni casi operano in modo indipendente e in altri casi si intrecciano e si sommano. 
1. La strumentalizzazione politica è resa evidente dal posizionamento di alcuni partiti in relazione al problema. I partiti che si ispirano alle teorie liberiste in ambito economico, e a quelle darwiniste in ambito filosofico, vedono nella libertà di non vaccinarsi il riconoscimento e il trionfo della superiorità genetica e caratteriale di alcuni individui rispetto ad altri. 
2. Le patologie psichiche sono rilevabili nelle argomentazioni complottistiche. Le personalità paranoidi (forma attenuata di quelle paranoiche) sono fenomeni individuali, che talvolta possono però diventare collettivi attraverso il contagio sociale. 
 La paranoia è paura degli altri, timore che gli altri vogliano costantemente farci del male. Da questi pericoli il paranoide si difende solitamente isolandosi, ma in certi momenti storici si creano le condizioni per l'aggregazione sociale fra soggetti malati. In questi casi la percezione di pericoli da parte di tutto il mondo circostante si trasforma in un pericolo, o meglio un nemico, ben preciso. 
 Ciò avvenne nella Germania nazista verso gli Ebrei e, più recentemente, nella Padania, prima verso gli Italiani del sud e poi verso gli immigrati extraeuropei. Questo passaggio dalla paranoia individuale a quella collettiva è quasi sempre fomentata, strumentalmente, da alcune forze politiche.

Corigliano Rossano - La città radiale idealizzata

 

Proposta di schema urbanistico. 
Tutto è perfettibile con le dovute modifiche, ma questa è a mio avviso la direzione giusta se non si vuol fare fallire la fusione fra Corigliano e Rossano. Poi sull'operato dell'amministrazione ognuno dà il proprio giudizio.