martedì 5 gennaio 2021

Ricordi (da Racconti brevi)


Sfiorò religiosamente alcuni degli oggetti della stanza preferita: la vecchia, modesta chitarra su cui aveva strimpellato mille volte le poche canzoni imparate nell’adolescenza; la costa di alcuni dei libri a lui più cari; la scrivania e lo schienale della sedia su cui sedeva ogni giorno alcune ore; il pianoforte dal quale aveva sentito uscire le più belle note, quelle che le minuscole dita dei suoi figli avevano suonato da bambini. Le cose che non sfiorava con le mani, le carezzava con lo sguardo.
“Mai e poi mai sopporterei di perdere una di queste cose” pensò, “Fra me e loro c’è un rapporto che non è solo quello di proprietà, esse sono una parte della mia vita passata, che a questo punto è sicuramente di più rispetto a quella che ancora mi resta da vivere. Ognuno di questi oggetti mi ricorda qualcosa. Quel vaso di cristallo ce lo regalò una delle più dolci ed intelligenti amiche. Il tavolo lo volemmo rotondo, mia moglie ed io, per paura che un tavolo con gli spigoli potesse far del male ai nostri piccoli. Quella foto davanti ai libri ritrae il papà di mia moglie, e dentro non c’è solo il suo viso, perché di tanto in tanto lui esce sornione dalla foto tutto intero e passeggia per questa stanza con la sua tristezza, la sua allegria, la sua spietata ironia, innanzitutto quella verso se stesso e poi quella verso l’umanità, mai verso la natura, per la quale aveva un rispetto intimo, misterioso… forse solo artistico: vedeva le cose con l’occhio della sua macchina fotografica, più che vedere "inquadrava.”
Aldo era, evidentemente, uno di quegli uomini per i quali ogni evento lascia un segno e, nella sua mente, li aveva archiviati con cura maniacale, tutti gli eventi. L’amore per gli oggetti di casa sua non era che una espressione di alcuni di questi ricordi, quelli dei quali era rimasta una traccia materiale.
Un oggetto vecchio, anche se malridotto, è il più delle volte, migliore di un oggetto nuovo. Con questa filosofia le industrie creatrici del consumismo si trovavano di sicuro a mal partito. Una volta il vecchio assicuratore, rinnovandogli la polizza della sua auto, comprata vent’anni prima, esclamò: “Se tutti facessero come lei, molte case automobilistiche sicuramente fallirebbero!” Ma lui era fatto così e pensò che la sua vita valeva più di una fabbrica di automobili o di qualunque altra cosa e che, mai e poi mai, un imprenditore avrebbe rinunciato al suo profitto per salvare la vita d’un uomo.
Così era lui, anche se la descrizione finora fattane non deve indurre a pensare che non fosse capace di organizzare il futuro. Gli pareva anzi che un ordine preciso delle cose passate e la loro meticolosa manutenzione fossero fattori indispensabili per fare progetti, per il domani e per l’età senile, per sé e per i suoi cari.
Quel giorno, mentre sfiorava le cose con lo sguardo e riviveva altre situazioni con l’aiuto della penombra della sera, uno dei tanti ricordi incominciò ad assumere dimensioni più grandi, forme più precise, colori più decisi. Rivide se stesso mentre, adolescente, saliva i gradini di un vecchio palazzo che ospitava la locale sezione del Partito. All’epoca non c’era bisogno di precisare quale, gli altri essendo considerati semplici gruppi di interesse. Nella prima stanza c’era un biliardo, dove non disdegnava di fare qualche partita all’italiana coi “compagni”, nella seconda c’erano un televisore, un armadietto e diverse sedie, sparse a ridosso delle pareti o ammucchiate in un angolo e da tirar fuori quando c’erano le assemblee. Nella terza stanza, la più piccola, c’erano una vecchia scrivania coperta da una panno rosso, alcune sedie intorno e, in alto, i manifesti colorati del Partito. Lì, aveva visto seduti tante volte i compagni Marco e Stefano, due uomini di grande cultura e intelligenza, di alti valori morali, di impareggiabile generosità, di coerenza assoluta, fino alla morte. Lì, aveva ascoltato i primi discorsi sul popolo, sulla giustizia, sulla solidarietà, sulla pace e sulla vera democrazia. Lì, aveva visto i volti dei compagni che affollavano le frequenti riunioni: tristi, indignati, esasperati, in certi momenti; dubbiosi, riflessivi, meditabondi, in altri; gioiosi, festanti, esaltati, esaltanti in altri ancora.
Andò nella stanza da letto. Tolto il pigiama, infilò camicia, pantaloni e giacca, chiuse la porta di casa, salì sull’automobile, percorse pochi chilometri, parcheggiò, attraversò una piazza, salì per una vecchia gradinata ed entrò. Nella prima stanza, c’era un vecchio biliardo.
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