sabato 27 giugno 2015

Filmdarivedere: Una moglie, 1974



Credo di aver visto per la prima volta il film “Una moglie” di John Cassevettes in tv nei primi anni Novanta. Il film è del ’74 e quindi erano già passati circa venti anni dalla sua uscita. Ma un buon film, come un buon libro non ha età, va oltre il suo tempo, rientra fra i ‘classici’, e quarant’anni per un film (1974-2015) sono un tempo abbastanza lungo per poterlo considerare tale.

Né il titolo in italiano, né quello originale in inglese mi soddisfano tanto. Quello in italiano, “Una moglie” mi sembra troppo generico; quello in inglese “A woman under the influence” non so bene come interpretarlo. ‘Under the influence’ letteralmente corrisponde a ‘sotto l’effetto’ o ‘sotto l’influenza’, ma non viene specificato ‘di che cosa’. Pare che l’espressione, lasciata così in sospeso, possa significare ‘sotto l’influenza dell’alcol’, ma non mi sembra che questo corrisponda esattamente al personaggio. E’ vero, di fronte alle delusioni, spesso sorseggia qualcosa di alcolico e, in un caso particolare, si lascia prendere la mano e finisce per ubriacarsi ed avere un incontro con uno sconosciuto; ma questi sono tratti o eventi che nel film mi sembrano marginali o comunque occasionali; il personaggio è molto più complesso.

“Under the influence” potrebbe anche significare ‘sotto l’influenza psicologica del marito’, perché è attaccata a lui morbosamente. Ma questa interpretazione potrebbe indurre in un errore, e cioè di considerare suo marito uno che vuole esercitare un condizionamento sulla moglie traendone vantaggio. E così non è, perché si tratta di un uomo che fa di tutto per starle vicino, è affettuosissimo, e se sta poco a casa, è solo perché lavora tanto. Quando i disturbi psichici di lei si fanno troppo evidenti, è vero, lui prima la rimprovera severamente e poi ricorre alle cure psichiatriche. Ma, è questo segno di cattivi sentimenti o di tentativi di manipolazione della volontà della moglie? A me sono sembrate reazioni e decisioni abbastanza ragionevoli, rimedi necessari.

Allora quale titolo potrebbe descrivere un po’ meglio questa donna? Presuntuoso da parte mia l’idea di sostituirmi al grande regista John Cassavates nel riassumere nel titolo una storia che è partorita tutta intera dalla sua testa.
Eppure a me sembra che “Una donna troppo sensibile” poteva essere un titolo più azzeccato. Così del resto la definisce, nel film stesso, un intimo amico del marito in un dialogo, quando questo è preoccupato di non poter tornare a casa per una chiamata urgente sul luogo di lavoro (diversamente dal film originale, nel doppiaggio il marito lo si fa parlare con accento ed espressioni napoletane):

- Mannaggia ‘a mort. Le avevo promesso che andavo a casa stasera. Le avevo giurato che avremmo passato una notte da sposini, una notte speciale. E invece, guarda, pare che glielo faccia apposta a dargli ste fregature. E chi ci pensava a una scarogna così?
- Scommetto che manco l’hai chiamata.
- E che a chiamm affà? Che le racconto? Quella ha perfino spedito i bambini con la nonna.
- Beh, è chiaro, farà un casino del diavolo, ci puoi scommettere. La vedo sempre coi nervi a fior di pelle. ‘Troppo sensibile’!
- Guarda che non è pazza, quella. E’ solo… diversa. Non è per niente pazza, quindi te lo puoi levare dalla testa. Lei è una donna che cucina, rammenda, rifà i letti, pulisce i bagni. Che ci trovi di strano in una donna così? Certe volte non la capisco, questo lo posso ammettere, ma una cosa è certa… ce l’ha con me.
- E allora chiamala.
- Lo riconosco ha qualcosa che…
- Chiama!
- Ma è proprio normale, eh? Che credi, che non pensi che potrebbe finì sotto una macchina o dar fuoco alla casa? Che ne so che te può combinà, quella?

Se l’amico considera Mabel una donna ‘troppo sensibile’, il marito oscilla fra la speranza di poterla considerare assolutamente ‘normale’ e il timore di intravedere in lei leggeri sintomi di pazzia, e in entrambi i casi egli sbaglia. Non è normale perché, anche se adulta, con figli e marito, vive in un mondo di sogni, non ha la percezione precisa di ciò che gli altri si aspettano da lei e perciò non corrisponde né con gli atteggiamenti né coi comportamenti concreti al suo ruolo di moglie e madre. Non è però neppure matta perché, quando riesce a superare i momenti di incontrollata spontaneità, recupera il senso della realtà e una certa capacità di proiettarsi nel futuro.

Sia nel caso della spaghettata con gli amici (che Nick ha portato a casa senza preavviso) che in quello della cena coi parenti, venuti ad accoglierla dopo sei mesi passati nella clinica psichiatrica, Gena Rowlands ha una recitazione ineguagliabile, che le varrà la candidatura all’Oscar come attrice protagonista. L’ingenuità con cui trasgredisce le regole dell’etichetta, l’incapacità di nascondere il profondo desiderio di stare sola col marito, le reazioni mimiche spropositate in presenza degli ospiti, i momenti di arrendevolezza che si alternano a gesti minacciosi, disegnano un personaggio così complesso e tortuoso che solo un’attrice di grande livello espressivo poteva interpretare in modo così coinvolgente.
Non meno bravo Peter Falk, già famoso in tv come Tenente Colombo, il quale riesce a coniugare l’atteggiamento, necessariamente severo, di chi si fa carico di tenere la famiglia entro i binari della ‘normalità’ e i forti sentimenti di tenerezza e comprensione verso una moglie complicata, ma bella e… di una sincerità disarmante.

Il film, scelto nel 1990 per la conservazione nel National Film Registry, è disponibile in lingua inglese su YouTube al link
https://www.youtube.com/watch?v=yUoQmPircus
per la prima parte e al link
https://www.youtube.com/watch?v=N6fftOvnmOE
per la seconda parte
Almeno finchè non scattano i reclami per i diritti d’autore!
Per una trama breve ma completa, consiglio:
https://it.wikipedia.org/wiki/Una_moglie
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