martedì 2 ottobre 2018

Una volta c'era l'ENPAS, oggi gli specialisti calibro 100

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Email inviata da una signora a www.oggi.it
“Mi è capitato di accompagnare la mamma di una mia amica presso un neurochirurgo a Taranto: diagnosi… tumore al cervello…. parcella 500 euro, rigorosamente senza fattura. Ho chiesto alla mia amica di farsela dare, ma lei mi ha risposto che non è bello chiedere la fattura al medico che poi metterà le mani nel cervello di tua madre!!!
La mia domanda è questa. Vorrei sapere: su quali basi vengono calcolate le parcelle dei medici? […] Esistono dei tariffari delle quote massime alle quali attenersi oppure ognuno può chiedere quello che gli pare? […] Spero di ricevere una risposta, ma soprattutto spero per la mamma della mia amica… E chi se ne frega dei 500 euro e che il medico evade… In fondo, così fan tutti!!!!
Beatrice Taranto”

Risponde Umberto Veronesi
“Cara Lettrice, esiste un tariffario di massima ma che non stabilisce un obbligo e quindi un libero professionista può chiedere parcelle da luminare, ma non luminose per etica professionale. Non mi permetto di giudicare né la cifra né la mancata fattura, dico solo che la mia tariffa è esattamente la metà e rigorosamente comprensiva della fattura.
Un affettuoso augurio alla sua amica e a lei un cordiale saluto
Umberto Veronesi”
http://www.oggi.it/posta/2012/02/13/ma-quanto-costa-una-parcella-medica-risponde-umberto-veronesi/?refresh_ce-cp
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Anno 1971, primo impiego: incarico di insegnamento nella scuola, dieci ore settimanali, stipendio mensile 90.000 lire. Pochino per uno che ha famiglia, ma abbastanza per un giovane ventiduenne che ha finito gli studi universitari da un mese: camicie, scarpe nuove, benzina, sigarette e pizza sono assicurate; al resto ci pensa papà. Ma per poco.
E, in caso di disturbi fisici per i quali occorre una visita specialistica, che succede? No problem: c’è l’ENPAS, Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Dipendenti Statali.(1) Si fa la prenotazione, dopo pochi giorni si va dal medico, che ti visita; vai in farmacia, presenti la ricetta e ricevi i farmaci prescritti. Tutto gratis.

Ma il mondo gira e dopo 47 anni ti ritrovi vecchio, con gli acciacchi in vertiginoso aumento. I denti ballano, il cuore rallenta o accelera come e quando vuole, la schiena fa male e così pure i piedi, la tv la senti a tratti, la pelle del viso germoglia un peduncolo come le patate dimenticate nel cestino e, quando attraversi la strada, le pupille non sanno se stringersi o dilatarsi. Che fai? Vai all’Enpas? No, quello non esiste più, era un privilegio di mussoliniana memoria; come il tesserino ferroviario per lo sconto sulle tariffe dei treni. Perchè i dipendenti dello Stato… ‘rappresentavano’ lo Stato, una volta!

Adesso il sistema è un altro. C’è il Servizio Sanitario Nazionale, che funziona in modo semplice. Sul cedolino della pensione mi ritrovo ogni mese una ritenuta di 85 euro a favore della Regione in cui risiedo. Per le visite generiche vado nell’ambulatorio di un medico con 1.500 pazienti; poi in farmacia, dove pago il ticket per l’antibiotico, o il prezzo pieno per una pomata contro il mal di schiena. Eh già, quella si paga perché… non è indispensabile, è un lusso. (2)
Fin qua la pensione può anche bastare, bisogna solo risparmiare comprando il latte tedesco al discount e le mutande cinesi nel negozio sotto casa. Non basta più invece quando il medico di famiglia ti dice: dovresti fare una visita specialistica e/o sottoporti ad alcuni esami diagnostici. In quei casi è prudente farsi i conticini.

I medici specialisti sono quelli che si occupano di alcuni centimetri quadrati del tuo corpo e ognuno di loro, di quella parte del tuo corpo, sa tutto. Come facciano a curare una singola parte del corpo senza tener conto del resto è cosa che va contro il principio della Gestalt (l’insieme dà senso ai singoli elementi, mentre la somma degli elementi non spiega l’insieme), ma questa è la medicina… oggi di moda.
Superi questi elementi di incertezza e torni ai conticini. Per mettere a posto i dentini rimasti servono dai cinque ai ventimila euro; meglio rinviare. Se vai dal cardiologo, dall’otorino, dall’ortopedico, dall’oculista, dal neurologo o dal dermatologo, devi mettere in tasca i biglietti da cento. Se fai le analisi complete servono almeno centoventi euro (l’amico biologo, ehm, m’ha detto che il ticket costerebbe di più!). Se vuoi fare una radiografia o una tac, è meglio non andare al CUP (Centro Unico Prenotazioni): arrivi allo sportello dopo due ore e ti danno appuntamento per sei mesi dopo, quando stai tirandole cuoia; telefoni allora a un centro privato e dopo una settimana fai la radiografia o le analisi, anche se paghi un altro bel po’ di soldini.

In quanto specialisti, tutti i medici di cui discorriamo hanno competenze diverse. Hanno però un comune denominatore: per una visita di 20-30 minuti prendono dai cento ai duecento euro senza fattura, e le loro sale di attesa sono sempre gremite. A me per ogni lezione di un’ora lo Stato dava circa quindici euro e… anche le aule erano gremite.
Tante volte, guardando in faccia qualcuno di questi signori, mi sono chiesto: ma quanto guadagna in una giornata? e che ci fa poi con tutti questi soldi? Se fra mattina e pomeriggio fa venti visite a 100 euro l’una, si porta a casa almeno 2.000 euro; anche se per la segretaria ne spende 50 e altri 50 li spende per il locale (enel, eni, condominio ecc.), gliene restano 1.900 che, moltiplicati per venti giorni lavorativi, in un mese diventano 36.000 euro. Cosa ci fa?

Semplice, molto semplice: cambia l’auto di lusso ogni anno, bei vestiti, vacanze a Cortina, gioco a Montecarlo, acquisto e manutenzione della villetta con dependance per la colf, gioielli per la moglie ecc. E il resto? Si investe! E io me ne resto coi denti che ballano, le orecchie che ronzano e la schiena che duole.
Ma, per caso, siamo ritornati nell’Ottocento? E lei, dott. Veronesi, fin quando è stato in vita, di quella parca parcella da 250 euro, quanti ne impiegava per la cura dei tumori?
L’Enpas è morta, Viva l’Enpas.

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Note

(1) L’Enpas fu creato nel 1942 e funzionò fino all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978. Per brevi cenni storici sul sistema sanitario pubblico in Italia dal 1861 a oggi vedere www.simone.it/catalogo/v324_10.pdf

(2) L’elenco dei farmaci a pagamento (fascia C) comprende circa 3.800 medicinali per la cura di infezioni, infiammazioni, forti dolori, stitichezza, depressione, ansia e altri banali, innocui disturbi del genere (tali almeno li considera il S.S.N). In termini di spesa nazionale, dominano le benzodiazepine con 550 milioni di euro. La spesa annua dei cittadini italiani è valutata in circa 3 miliardi di euro.