domenica 22 maggio 2016

Rossano-Corigliano. Dal campanilismo alla conurbazione.

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Fig. 1

Articolo anomalo, questo, che viene dopo quattro mesi di silenzio sul blog, forse spia impietosa dell’inizio di un lento declino.
Non ho mai parlato finora dei problemi della città in cui sono nato ed ho trascorso quasi tutta la vita, perché penso che in linea di massima quello che succede in periferia è quasi sempre il riflesso di ciò che accade nelle grandi città, e ciò che accade nelle grandi città quasi sempre dipende da ciò che accade nelle grandi capitali di tutto il mondo. I percorsi economici e culturali si irradiano insomma - lo sappiamo tutti – dai centri più popolosi e ricchi verso quelli piccoli e poveri, quasi mai accade il contrario.
Ci sono però dei margini ristretti entro i quali ogni città, come ogni persona, è artefice del proprio destino. E allora qualche volta vale la pena di occuparsene.

I luoghi di cui qui parlo si trovano su quel lembo di costa che racchiude la parte meridionale del Golfo di Taranto. Lì sorgeva 2.500 anni fa la città magnogreca di Sibari, della quale gli storici valutano in 300.000 il numero di abitanti e dal cui nome deriva l’aggettivo ‘sibarita’, cioè ‘raffinato e amante delle comodità e del lusso’; il che non è un gran bel complimento (!), ma dà un’idea della centralità di una volta in contrapposizione alla marginalità attuale.
Pochi chilometri a sud del luogo dove vissero i Sibariti (Fig. 1) sorsero, a partire dall’alto medioevo, vari centri urbani di diversa dimensione, fra i quali emergevano - per numero di abitanti, per attività economiche e per vivacità culturale – quelli di Rossano e Corigliano.
Poste un tempo su due diverse collinette per motivi di difesa, queste due cittadine non ebbero mai dei fini e delle strategie comuni. In linea d’aria esse erano lontane non più di dieci chilometri ma, ai fini dei commerci e degli scambi culturali, le comunicazioni erano rese difficili dalle tante piccole valli che l’altopiano della Sila, come in una serie di piccoli e grandi graffi, forma lungo tutte le pendici ioniche, e perciò anche fra le due città.

Da circa quaranta anni la situazione è però cambiata in modo radicale. I due centri storici si sono svuotati a favore dei nuovi nuclei urbani sorti in pianura; anche questi distano fra loro circa dieci chilometri, ma in automobile sono ora raggiungibili reciprocamente in pochi minuti e il territorio circostante è disseminato di numerose contrade di varia dimensione (dai 200 ai 1.500 abitanti). Si è così venuto a creare un tessuto urbano, non molto fitto ma continuo, che lascia immaginare possibilità di convergenze e integrazioni una volta impossibili. Cercherò qui di seguito, attraverso le immagini dei luoghi e alcune tabelle, di dimostrare come questo progetto possa trovare attuazione e quali ne siano i modi auspicabili.
L’esposizione del tema sarà forse meno geometrica rispetto agli articoli finora pubblicati. Per ora mi limito a gettare il sasso nello stagno, riservandomi in futuro di riprendere le mie considerazioni in modo più organico ed esaustivo.

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Visto più da vicino, il territorio compreso nel rettangolo sopra indicato si presenta come nella immagine sottostante ripresa da Google Earth.

Fig. 2


I nuclei urbani più importanti della zona sono, in ordine secondo il numero di abitanti, Rossano Stazione (23.000), Corigliano Scalo (13.000), Corigliano Centro (12.000), Rossano Centro (9.000) e Schiavonea (8.000). Le contrade dei due comuni hanno in totale circa 11.000 abitanti. La tabella che segue li evidenzia più in dettaglio (Dati Istat del 2013)

Tab. 1

Tornando alla figura 2, si può notare un piccolo cerchio giallo che evidenzia il punto equidistante di una strada in parte immaginaria, di circa 10 km, che potrebbe collegare i due nuclei abitativi principali e che segna pressappoco il baricentro dell’intera zona. (1)
In tale punto non è ipotizzabile progettare un nuovo nucleo residenziale per due importanti ragioni: 1) metterebbe in discussione la forte identità dei nuclei abitativi preesistenti; 2) implicherebbe la distruzione di vasti agrumeti su cui si regge una parte cospicua dell’economia locale.
E’ però ipotizzabile utilizzare una piccola parte di questo territorio per creare delle infrastrutture e dei servizi amministrativi e commerciali condivisi:
1) strade di collegamento rapido fra i nuclei principali
2) uffici municipali comuni per le due città
3) strutture sanitarie (ospedale unico completo di tutti i reparti)
4) enti previdenziali e tributari (Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, ecc.)
5) uffici giudiziari (riapertura del Tribunale, istituito a Rossano nel 1861)
6) strutture sportive, ricreative e culturali (cinema-teatro e biblioteca)
7) strutture commerciali di vaste dimensioni (centro commerciale)

La creazione di un centro amministrativo e culturale unico non gioverebbe solo ai due Comuni interessati alla conurbazione, ma getterebbe le basi per lo sviluppo dell’intera zona circostante, politicamente ed economicamente succube da oltre un secolo degli interessi di Cosenza, capoluogo di provincia. (2)
La seguente immagine evidenzia come il baricentro dei due comuni coincida anche col baricentro di una vasta zona che va da Trebisacce a Cariati.

Fig. 3

I vantaggi di tutti i comuni della zona ad avere strutture amministrative ed economiche collocate fra i comuni di Rossano e Corigliano sono evidenziati nella tabella che segue.
Nella colonna n. 2 è riportata la distanza fra tutti i comuni interessati e il baricentro individuato fra Rossano-Corigliano (in media 30 km); nella colonna n. 3 la distanza fra i comuni interessati e il capoluogo di provincia (in media 100 km). Nella colonna n. 4 è stata calcolata la differenza fra la colonna n. 2 e la colonna n. 3 (la media fra tali differenze è ovviamente di 70 km). (3)

Tab. 2

Per una più precisa conoscenza del territorio, nella tabella n. 3 viene indicata la popolazione dei comuni sopra menzionati. Fra questi, in un primo momento, era stato incluso il comune di Acri (21.303 abitanti); è stato però successivamente escluso perché l’attuale vicinanza all’autostrada SA-RC fa sì che esso tenda a gravitare su Cosenza più che sulla Piana di Sibari.

Tab. 3
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A questo punto vorrei fare qualche considerazione personale sul destino dei nuclei abitativi collinari dei due comuni interessati alla conurbazione, Rossano e Corigliano.
Per motivi storici tanto le popolazioni quanto gli amministratori delle due città hanno finora perseguito l’obiettivo di rivitalizzare i rispettivi centri storici localizzandovi quasi tutti gli uffici, compresi quelli che sono a servizio dell’intero distretto della Piana di Sibari. Per tale motivo, ad esempio, Rossano vi ha ubicato la sede dell’Inps e del Tribunale e Corigliano il suo Ospedale Civile.
Tali scelte, fatte con spirito campanilistico, hanno contribuito a mantenere vivi antichi rancori e non hanno giovato in alcun modo all’economia dei vecchi nuclei abitativi. Per penuria di suolo edificabile in collina, questi uffici vennero situati ai margini della città, per cui l’utente residente in altri comuni era, ed è, costretto a maggiori tempi di percorrenza, senza che ciò abbia mai portato alcun contributo agli scambi economici e culturali.

I centri storici non si rivitalizzano con gli uffici ma con il risanamento edilizio, la tutela del patrimonio storico, inteso in senso lato, e la costituzione di attività commerciali ed artigianali favorite da consistenti, cioè convincenti, sgravi fiscali ed altre forme di incentivazione. Dagli anni Sessanta oltre ventimila persone si sono trasferite dai centri storici di Rossano e Corigliano nelle nuove strutture edilizie sorte in pianura, per godere di abitazioni più confortevoli e fruire delle più vaste ed economiche offerte della piccola e grande distribuzione; per frenare lo spopolamento dei vecchi centri è necessario creare le stesse opportunità.

Note

(1) Le cinque rette in rosso, da me tracciate nella figura, indicano la distanza in linea d’aria dei centri principali dal baricentro: 5 km da Rossano Scalo e Corigliano Scalo e circa 10 km dai rispettivi centri storici e da Schiavonea.

(2) Il problema della provincia di Cosenza si pone in modo serio se si considera che essa conta 735.000 abitanti e comprende 155 comuni, sparsi in un territorio montuoso di 6.700 kmq, la qual cosa rende difficili i collegamenti stradali. A questo si aggiunga il fatto che, mentre il capoluogo è collegato in 23 minuti alla linea ferroviaria tirrenica e in 50 minuti all’aeroporto di Lamezia, l’alto Ionio cosentino resta ancora privo di adeguati collegamenti ferroviari ed aerei. La creazione di un polo urbano di una certa consistenza serve anche ad avere un maggiore peso politico nella scelte regionali e nazionali.

(3) In alcuni casi la distanza per Cosenza attraversando l’altopiano silano è minore, ma i tempi di percorrenza sono maggiori e il percorso molto disagevole.