domenica 28 novembre 2021

Lavori perduti. Il sarto

 




Su Via Vittorio Emanuele, proprio di fronte al Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, c'era la sartoria di Gabriele Granata, uno dei tanti sarti e delle tante sarte che cucivano pazientemente gonne, giacche e pantaloni dalla mattina alla sera.
Da piccolo spesso i pagliaccetti e i pantaloncini corti me li cuciva mia madre alla vecchia Singer della nonna, poi passata a lei per... usucapione. Ma se si trattava del completino elegante per le occasioni, bisognava andare da mastro Gabriele.
Io ci andavo controvoglia perché per più di mezza ora dovevo fare il... manichino. "Cata', stai fermo. Tieni il braccio così, adesso allargale tutte e due le braccia, vediamo la lunghezza delle gambe. Non ti muovere!". A ogni gesto e ogni parola, uno spillo fissava le... idee del mastro.
Bisognava tornarci una, due, tre volte, quanto necessario perché tutto cascasse a pennello. Tutto questo avveniva dopo che mia madre aveva comprato la stoffa dalla signora Rizzo, dopo lunghe trattative di stile orientale.
Sempre sulla stessa via, nei primi anni Sessanta, Franco Mandarini, persona competente e dai modi sempre garbati, apriva il negozio coi vestiti della Lebole ed altre fabbriche del nord. Lì, niente più metro e spilli, Franco dava una squadrata alla tua altezza e alla tipologia in cui rientrava il tuo corpo, capiva al volo se eri uno da venti, cinquanta o centomila, e poi con estrema decisione ti proponeva un vestito 'bello e fatto' di taglia x e drop y. Non restava che provarne due o tre, scegliere la stoffa e il colore, pagare e tornare a casa con una grande busta.
Andare contro il progresso non si può, era giusto che le cose andassero così, e nel giro di due decenni la città fu piena di negozi per uomini, donne e bambini.
Ma... che ne fu dei tanti mastro Granata e delle tante Celeste che passavano le giornate a cucire? E delle signore Rizzo che srotolavano decine di stoffe sul loro banco? E dei signori Scazziota che ti vendevano nastri e bottoni? Spariti tutti? No qualcuno resta, ma quanti? Pochi. Niente più sarti né venditori di stoffe, di bottoni e di... macchine Singer.
E il denaro che arrivava a questi signori che strada ha preso da quel momento in poi?
Fino al Duemila ha percorso la penisola da sud a nord. Dal Duemila in poi una parte resta al nord e un'altra parte prende la via della seta, la Cina comunista, che dà lezioni di pro-dut-ti-vi-ta' al sistema capitalistico. I signori Granata, Rizzo e Scazziota non hanno avuto figli d'arte. Rip! Anche i loro mestieri sono perduti.






sabato 27 novembre 2021

Lavori perduti. Il barbiere





La mia prima esperienza di taglio dei capelli, senza essere accompagnato, fu tragicomica. Nella saletta del barbiere c'erano una decina di persone e io ero fra gli ultimi. Seduto, composto e in silenzio, attesi forse per due ore il mio turno. Sembrava che per una barba il 'mastro' impiegasse un anno e per un taglio di capelli un secolo. Li avete osservati nella loro lentezza? Vanno alla fine a scovare i peluzzi sfuggiti alle forbici uno per uno.
Dunque quando arrivò finalmente il mio turno mi sedetti. Dopo circa dieci minuti metà dei capelli era per terra. L'artista, mastro Nicola, era a metà dell'opera, forse dopo altri 15 o 20 minuti sarei stato... liberooo!
Ma non andò così. Entra un signore di un paesino vicino Rossano e dice: "Ho il pullman che sta per partire, possiamo fare la barba?". L'artista mi fa scendere dalla poltroncina e mi prega di aspettare. Io scendo, ma... non aspetto. Corro verso casa con mezza testa tosata e mezza testa coi capelli lunghetti. A casa mi aspettavano risate beffarde: il danno e la beffa!
Di tosatori d'uomini all'epoca, 1955,  quando io avevo circa 7 anni, ce n'erano forse 20 o 30 e i loro saloni erano quasi sempre affollati. Ci andavano tutte le categorie sociali. Professionisti e commercianti spesso, contadini e operai forse una volta la settimana. Su 12.000 uomini del paese pochi si radevano in casa (non c'erano ancora i rasoietti bic) e nessuno era capace di farsi i capelli da sé. Fare il barbiere non faceva diventare ricchi, ma consentiva di vivere in dignitosamente. Per questo in ogni salone c'era un giovanissimo apprendista (spesso un bambino delle medie) che porgeva il pennello e le forbici adatte e durante la 'tosatura' allontanava dai piedi dell'artista... la lana umana!
Le cose erano però destinate a cambiare: prima arrivarono i pennelli, la crema da barba in barattolo e il rasoietto bic, poi la schiuma, poi il rasoio elettrico e infine il... tagliacapelli! Ora i saloni non sono più 25 o 30, forse neppure la metà, e i pochi rimasti sono per lo più... deserti. Un altro mestiere è perduto!