martedì 21 dicembre 2021

Scienza: l'assoluto e il relativo

 Non pensavo di dover rispolverare alcuni concetti base di statistica studiacchiati in età giovanile, ma alcune problematiche attuali, d'un certo rilievo sociale, me lo impongono.

Parlo del concetto di probabilità, che se ben ricordo è misurabile come il rapporto fra i casi favorevoli e i casi possibili. Es. Gettando un dado (notoriamente con i primi sei numeri), la probabilità che esca il 3 è di 1/6; estraendo una carta dal mazzo del poker (13 per ogni seme+il jolly), la probabilità è di 1/14. In entrambi i casi, essendo il numeratore inferiore al denominatore, il risultato sarà compreso fra lo zero ed uno, cioè uno zero virgola qualcosa, che possiamo trasformare nella misura percentuale, più comprensibile per tutti, moltiplicando il risultato per 100 (nel caso del dado 1/6 = 0,167 = 16,7%).
 
Un risultato compreso fra zero e uno significa che esso non può coincidere né con zero (gettare un dado sperando che esca il 7 è assurdo, perché il 7 non c'è: probabilità 0/6) né con 1 (dire che lo si fa, sperando che esca un numero qualunque fra quelli presenti sul dado, è sciocco perché l'evento copre tutte le possibilità: probabilità 6/6). 

A cosa serve il richiamo a questi concetti elementari della statistica? Nel balbettio generale che oggi invade la tv e i social, serve a dare una risposta a coloro i quali mettono in discussione l'efficacia del vaccino antivirus con l'affermazione che esso non garantisce l'immunità.
Nessuno, e in nessun campo, può garantire un qualcosa al cento per cento. Neppure la fisica, la scienza in cui gli esperimenti hanno per oggetto la materia non vivente... figuriamoci la medicina, disciplina in cui ogni variabile dipendente ha innumerevoli variabili indipendenti, di natura psichica oltre che somatica.

Ma non avere certezze non equivale al non sapere nulla. Se abbiamo l'emicrania e prendiamo un antidolorifico, nessun medico ci assicura che staremo meglio. Allora perché il medico ce lo prescrive? I motivi sono due: 1) perché dagli studi teorici risulta che la sostanza contenuta nel farmaco inibisce una particolare zona del cervello, quella deputata a recepire gli stimoli del dolore; 2) perché nel corso della sua attività professionale ha sperimentato che in un consistente numero di casi quell'antidolorifico ha avuto l'effetto sperato. Questo il motivo per cui tendiamo a fidarci del medico con maggiore esperienza rispetto al pivello che ha appena terminato gli studi.

Vaccinarsi, dunque, non garantisce l'immunità. Tuttavia, la conoscenza del rapporto fra il 'numero dei sopravvissuti' e il totale dei 'soggetti vaccinati' ci fornisce una prima indicazione sulla probabilità statistica di sopravvivenza delle persone vaccinate. Se tale rapporto è, per ipotesi, di 98/100 (98%), vuol dire che il vaccino è abbastanza efficace.
Questo dato diventa ancora più significativo se raffrontato con un altro: il rapporto fra il numero dei sopravvissuti e il totale dei 'soggetti non vaccinati'. Se tale rapporto è, per ipotesi, di 70/100 (70%) vuol dire che, anche senza vaccino, la maggioranza delle persone si salva - grazie alle proprie predisposizioni genetiche e/o alle terapie mediche - e tuttavia 28 persone su 100 muoiono per non aver fatto il vaccino. Sembra poco avere conoscenza di questi dati?

I dati statistici possono aiutarci a chiarire anche un altro problema, quello dei pericoli connessi alla vaccinazione.
Si sono verificati dei casi di reazioni avverse, alcune delle quali letali, che hanno allarmato non poco i media e, tramite essi, la popolazione.
Anche in questo caso, per giudicare l'indice di pericolosità del vaccino', dobbiamo ricorrere alla probabilità statistica. Per poter giudicare il pericolo dobbiamo confrontare il numero di episodi letali dovuti al vaccino con quello degli episodi letali dovuti ad altri farmaci. Se tale rapporto non è decisamente superiore a 1, dobbiamo attribuire al vaccino un indice di sicurezza accettabile.

Questo è ciò che si può dire sulla vaccinazione dal punto di vista strettamente sanitario e in modo rispettoso delle conoscenze acquisite. Altre argomentazioni, relative allo sfruttamento economico dei brevetti, alla presunta violazione della privacy mediante green pass ecc. sono pertinenti alla politica e non soggette a misurazioni probabilistiche. Esse vengono usate in modo strumentale a fini politici, estranei al problema sanitario.
cm

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