lunedì 5 aprile 2010

Non di sola tv vive l'uomo...

Nel titolo richiamo l’insegnamento evangelico, uno dei più belli, per introdurre alcune mie considerazioni sullo scontro fra web e televisione ...anche se sull'argomento è difficile non ricalcare in qualche misura quanto già detto a caldo il 27 marzo da Aldo Grasso sul Corriere, dopo la diretta via web della trasmissione Raiperunanotte.

Ricordo con grande nostalgia le trasmissioni Rai degli anni Sessanta e Settanta: le serate dedicate al teatro, le grandi inchieste giornalistiche, le tribune elettorali pulite ma vivaci, il primo Maurizio Costanzo e - perché no? - anche l’allegro fine settimana con Studio Uno.
C’erano ancora due canali televisivi eppure sembravano cento: oggi ce ne sono cento e sembrano uno! Dimostrazione? Vediamo cosa propongono stasera, sabato 27 marzo:
Raiuno – Ti lascio una canzone (cantanti di età compresa tra i 10 e i 16 anni);
Raidue - Criminal Minds (serie televisiva di genere poliziesco);
Raitre – Ulisse (documentario culturale presentato da Alberto Angela);
Rete 4 – Bones (serie televisiva di genere poliziesco);
Canale 5 – Lo show dei record (dedicato ai primatisti più famosi del mondo);
Italia 1 – Madeline (film che si rivolge a un pubblico di bambini);
La7 – L’ispettore Barbaby (serie televisiva di genere poliziesco arrivata a 59 episodi).

Riassumendo: 3 noiosi tele-film polizieschi, 2 deprimenti show e 1 film per bambini. Per fortuna ci salva l’ennesima puntata della famiglia Angela!
Ormai, come si vede, in linea di massima non c’è più differenza fra tv pubblica e tv commerciale: entrambe propongono trasmissioni di bassissimo valore estetico e culturale; entrambe interrompono le trasmissioni, a lungo e di frequente, con gli spot; entrambe suggeriscono modelli di vita competitivi e consumistici.

C’è un’alternativa a tutto ciò? Direi di sì.
Accendo il computer , mi connetto a youtube, digito Anne-Sophie Mutter: posso scegliere, fra i tanti video in cui questa stupenda violinista compare, quello in cui all’età di tredici anni esegue un meraviglioso brano musicale sotto la guida di Herbert von Karajan; dura solo sette minuti e, nonostante un breve e leggero fruscio, commuove.
Alla fine dell’esecuzione mi connetto a e-mule; ho già scaricato alcuni film che avevo visto quarant’anni fa al cinema (Cronaca familiare, Divorzio all’italiana, Il processo); sono film che non vanno più nelle sale cinematografiche e sono introvabili nelle videoteche: qualcuno me li ha messi a disposizione ed ora io li metto a disposizione di altri, senza ledere i diritti di nessuno. Mi ricordo intanto dei tanti film interpretati da James Stewart e metto a mia volta in download il film Harvey, del 1950: la storia del grande coniglio invisibile, che consola un eccentrico ma buonissimo sognatore.

Mentre altri amanti del buon cinema mi inviano le immagini di quel bel film, mi chiedo cosa dicono quei vecchi "comunistacci" - è contento il santo patrono delle tv battone? - sull’attuale situazione politica. In tv vedo sempre le solite facce del centrodestra/centrosinistra, ma mi chiedo se esistano ancora una destra e una sinistra, senza centro. Forse si. Provo a googolare e trovo i video dei fondatori dell’Associazione Marx XXI.
Guardo solo per poco perché parlano un linguaggio troppo desueto. Allora dò un’occhiata ai giornali. Quella mattina, alle sette e trenta, mia moglie su Radiotre ha sentito leggere dal giornalista di turno di Prima pagina un articolo di Massimo Gramellini. Vado sul sito de “La Stampa”, trovo l’articolo “Relazioni pericolose” e me lo leggo con la dovuta attenzione.
L’ottimo giornalista dice: “A fare carriera non è il più preparato, e tanto meno il più adatto, ma il più bravo a intessere rapporti personali. Fra uno che vanta un bel curriculum e un altro che possiede una rubrica di indirizzi ben fornita, chi verrà premiato? Fra un professionista che passa le serate a studiare i documenti e uno che le trascorre in cene di lavoro, chi otterrà gli incarichi di maggior prestigio? Il secondo, ovviamente, il quale assume quello bravo affinché gli svolga il lavoro che poi lui andrà a vendere in giro come suo”.
Ripenso a certi professionisti di mia conoscenza e mi chiedo se in televisione qualcuno abbia mai descritto in questi termini questi loschi figuri e questo perverso meccanismo di promozione sociale, che pervade come un cancro la nostra attuale società. Ma la risposta la conosciamo tutti.

Alle ore ventuno tutta la famiglia si riunisce in cucina per la cena. Io non mi ero reso conto dell’orario e sono stato avvertito da mia moglie. Lascio acceso il computer, nella speranza che il film di James Stewart vada avanti, e prendo posto al tavolo. Come sempre c’è la tv accesa: per fortuna c’è Alberto Angela, che prende spunto dal Diario di Anna Frank per spiegare come i diari della gente comune possano costituire una fonte importante per la conservazione della memoria storica. Mi è andata bene, altrimenti avrei dovuto sorbirmi i cantanti in erba o uno dei cinquantanove telefilm dell’ispettore Barnaby.

Per me e, credo, per milioni di persone la partita fra tv e internet fra pochi anni sarà chiusa. Aspetto solo che l’industria dia, a prezzi accettabili, l’opportunità di vedere le pagine di internet sul quel monitor che attualmente mi trasmette solo telegiornali truccati, chiacchiericci e filmetti stupidi.
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