venerdì 8 giugno 2012

Le decisioni di consumo (appunti di Economia)

Premessa Per un certo periodo ho insegnato ‘Diritto ed Economia’ nel biennio dell’ITC, dove era prevista una sola lezione settimanale per ciascuna disciplina. Si trattava quindi di dare i primi rudimenti, rinviando una trattazione più ampia ed approfondita alle classi superiori.
I limiti di tempo e la giovane età degli allievi (13-15 anni) mi hanno all’epoca spinto a sintetizzare i concetti fondamentali di Economia in sole tredici cartelle, liberamente scaricabili alla pagina http://www.itineraricataldolesi.it/images/stories/documenti/Introduzione%20ec_%20%20_ULTIMO_.pdf . Riporto qui di seguito una parte del paragrafo relativo alle ‘Decisioni di consumo’, che ritenevo un argomento particolarmente importante per gli alunni, in quanto consumatori e membri di una famiglia, e che potrebbe risultare di qualche utilità anche per gli adulti che hanno compiuto percorsi di studio che non contemplano l’Economia. Chi non avesse dimestichezza coi grafici dovrà avere un minimo di pazienza: superati i primi ostacoli, si accorgerà che sono di estrema semplicità ed utilissimi per meglio comprendere ogni ordine di fenomeni.

Il mercato dei beni

In questo mercato – cui si affiancano il mercato del lavoro e il mercato finanziario - i soggetti interessati sono le famiglie e le imprese. Le famiglie forniscono alle imprese i fattori necessari alla produzione ed in cambio ricevono del denaro. Come lavoratori dipendenti percepiscono il salario; per la concessione di beni immobili (terreni, fabbricati) percepiscono una rendita; per i prestiti di denaro, effettuati con l’intermediazione delle banche, percepiscono un interesse; 4) per l’attività di organizzazione e gestione delle imprese percepiscono il profitto.
L’insieme di queste entrate costituiscono il reddito familiare.
Le famiglie d’altra parte determinano la ‘domanda’ di beni e servizi in base a tre elementi: l’utilità attribuita ai diversi beni, i prezzi degli stessi e il reddito disponibile. Cerchiamo di capire il loro comportamento.

Consumi, risparmio e vincolo di bilancio

Il reddito delle famiglie viene normalmente suddiviso fra consumi (acquisto di beni e servizi) e risparmio (ciò che del reddito rimane dopo aver sottratto la quota destinata ai consumi).
L’impiego del reddito può essere rappresentato mediante il grafico che segue:


Supponendo che la famiglia Rossi abbia un reddito annuo di 40.000 euro, le possibilità di impiego sono rappresentate dalla retta L1.
Se questa famiglia spenderà tutto il reddito nell’acquisto di beni e servizi, la sua decisione si collocherà nel punto A; se, per assurdo, decidesse invece di non acquistare nulla e di risparmiare tutto, la sua decisione si collocherebbe nel punto B. La decisione più probabile sarà però quella di destinare parte del reddito al consumo e parte al risparmio. Ad es., potrebbe destinare 30.000 euro al consumo e 10.000 al risparmio, collocandosi sul punto C, oppure 25.000 al consumo e 15.000 al risparmio collocandosi sul punto D.
In ogni caso non si può andare al di sopra della retta tracciata (linea di bilancio), se non contraendo dei debiti. Molte famiglie oggi, non solo non risparmiano, ma addirittura fanno acquisti per un importo superiore al loro reddito (molti beni di costo elevato, come appartamenti, mobili, auto, ecc. vengono comprati con prestiti bancari o pagamenti rateali). In questi casi la decisione di acquisto si collocherebbe sull’asse delle ordinate al di sopra del punto A della linea di bilancio, ad esempio sul punto E.
E’ ovvio che, quando in un anno si contrae un debito, negli anni successivi bisognerà rimborsarlo e ciò provocherà in quegli anni una minore disponibilità di denaro. Nel grafico in tal caso si avrà una nuova linea di bilancio più bassa di quella iniziale. Se, ad esempio, nell’anno 2003 la famiglia Rossi contrae un debito di 20.00 euro rimborsabile con due rate annue di 10.000 euro, nell’anno 2004 dovrà rimborsare la prima rata ed il suo reddito diminuirà da 40.000 a 30.000 euro e la linea di bilancio si sposterà verso il basso, non sarà più la retta L1 ma la retta L2.
Se al contrario nell’anno 2003 la famiglia Rossi avesse risparmiato 15.000 euro, nel 2004 avrebbe una disponibilità di 55.000 euro (40.000+15.000) e la linea di bilancio si sposterebbe verso l’alto (retta L3).

La scelta fra due o più beni

Il ragionamento che segue dovrebbe far capire ai giovani allievi come nell’attività economica non si possa sempre avere “tutto e subito”. Già nell’esempio relativo al vincolo di bilancio si è dimostrato che in una famiglia che in un anno guadagna 40.000 euro non si possono comprare beni per un importo superiore se non facendo debiti, che diminuiscono purtroppo le possibilità di spesa nell’anno successivo. Ora è necessario considerare altri vincoli.

Ad esempio, pur decidendo di non risparmiare nulla e di destinare tutto il reddito al consumo, è evidente che la somma fra l’importo destinato alle spese di famiglia e l’importo destinato ai figli per le piccole spese personali non devono superare quei 40.000 euro; se spendiamo 39.000 euro per le prime, ne restano solo 1.000 per le seconde; se spendiamo 38.000 euro per le prime, ne restano solo 2.000 per le seconde ecc.
Una volta stabilito l’importo destinabile ai figli per le piccole spese, questi a loro volta hanno il “loro” vincolo di bilancio. Supponiamo che l’importo stabilito per le piccole spese per un anno sia di 1.920 euro e che i figli siano due: ad ognuno di essi spetteranno 960 euro l’anno, cioè 80 euro al mese. Per semplificare supponiamo ancora che al figlio Enrico piaccia spendere questo importo mensile andando con gli amici in pizzeria o comprando CD. Se una serata in pizzeria costa 10 euro e un CD costa 20 euro, le sue possibilità di spesa si possono rappresentare col seguente grafico, in cui la linea di bilancio è rappresentata dalla retta L1 (quella continua e più marcata):



Enrico potrà decidere di spendere tutto in CD (punto A) e in tal caso potrà comprarne 4 (80:20), ma non potrà più andare in pizzeria; oppure potrà decidere di spendere tutto in pizzeria con gli amici (punto B) per 8 volte (80:10), senza però comprare alcun CD. La scelta più probabile è normalmente quella di spendere un po’ in pizze ed un po’ in CD; ad es., potrebbe comprare 2 CD con 40 euro ed andare 4 volte in pizzeria con 40 euro (punto C) oppure comprare 1 CD con 20 euro ed andare 6 volte in pizzeria con 60 euro (punto D). La retta che collega i punti ACDB (L1) contiene tutte le possibilità di scelta: non è possibile collocarsi al di sopra di essa.
Tutto ciò è inevitabile se i prezzi non cambiano e se la somma messa a disposizione dalla famiglia resta sempre di 80 euro al mese.
Se invece il prezzo della pizza diminuisse da 10 ad 8 euro, Enrico potrebbe arrivare a consumare 10 pizze al mese e la linea di bilancio non sarebbe più L1 ma la retta L2 (tratteggiata). Se al contrario il prezzo della pizza aumentasse da 10 a 20 euro, egli potrebbe comprarne al massimo 4 e la linea di bilancio sarebbe la retta L3 (tratteggiata).
Anche quando cambia la somma disponibile, la linea di bilancio subisce una variazione. Se, ad es., il papà di Enrico cambiasse lavoro e guadagnasse di più, potrebbe aumentare la “paghetta” mensile da 80 a 120 euro. In tal caso, fermi restando i prezzi iniziali di 20 euro per un CD e di 10 euro per una serata in pizzeria, la linea di bilancio si sposterebbe verso l’alto (retta L4) ed Enrico potrebbe comprare 6 CD (punto E) oppure andare 12 volte in pizzeria (punto F), oppure scegliere una soluzione intermedia, ad es. acquistare 3 CD con 60 euro ed andare 6 volte in pizzeria con 60 euro (punto G).

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Nota finale del 7 giugno 2012.
Venire a conoscenza di una legge economica è un po’ come scoprire se stessi guardandosi allo specchio, infatti essa non fa altro che descrivere il nostro comportamento quotidiano. E’ quasi un’operazione di maieutica, mediante la quale si fanno risalire alla coscienza nozioni in qualche modo già presenti nella mente dell’interlocutore.
Se così è, può sorgere il sospetto, non facile da fugare, della sua inutilità e, a rafforzare tale dubbio, c’è il fatto che ad ottenere i migliori risultati economici non sono quasi mai gli economisti, ma le persone che hanno fiuto per gli affari e coraggio di rischiare.
Molti sono però i comportamenti concreti che, in assenza dei principi fondamentali di Economia, possono anche portare a perdite o dissesti economici. Le tante famiglie americane, che negli ultimi decenni hanno comprato immobili col mutuo, originando la cosiddetta ‘bolla immobiliare’ oggi colpevole della crisi finanziaria mondiale, hanno dimostrato di non conoscere alcuni di questi principi. Quando ci si accolla un debito, bisogna prevedere con un certo margine di sicurezza che in futuro il proprio reddito non diminuirà e nel contempo non ci sia il pericolo di un drastico calo del valore degli immobili. Quando questi eventi negativi si verificano - e nei paesi dal licenziamento facile questo è più probabile - milioni di persone non sono più in grado di pagare le rate del mutuo, le banche trovandosi in difficoltà effettuano la vendita del bene ipotecato e il proprietario rimane senza reddito e senza abitazione.
Se, dopo lo sgonfiamento della bolla immobiliare, il prezzo di vendita degli immobili sarà inferiore al credito che le banche vantavano verso i clienti inadempienti, queste avranno crisi di liquidità e bloccheranno ogni forma di finanziamento alle famiglie e alle imprese. L’economia reale (la produzione) avrà un rallentamento o una decrescita e ci sarà una diminuzione dell’occupazione, dei consumi e delle entrate dello Stato, il quale sarà a sua volta costretto ad operare tagli sulle spese.
Stiamo ragionando come se si trattasse di semplici ipotesi di studio ed invece è proprio ciò che oggi sta accadendo nel mondo occidentale. Insomma il fiuto per gli affari, senza la conoscenza delle leggi economiche, può provocare grossi disastri.
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