giovedì 20 ottobre 2011

Il bilancio dello Stato secondo Tremonti

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      Bilancio dello Stato per l'anno 2011
      (spese in miliardi di euro)


Credo che, in un periodo in cui tutti siamo preoccupati per le manovre con cui lo Stato cerca di tagliare le spese e di rastrellare denaro fra i cittadini, sia giusto avere un’idea complessiva di come il denaro venga gestito. Non è cosa semplice perché, nell’elaborazione del documento contabile, la Ragioneria dello Stato va incontro a due opposti inconvenienti: o considera voci di spesa molto sintetiche e quindi poco chiare, oppure prende in considerazione voci di spesa molto analitiche, che non consentono una visione d’insieme.
Nel rispetto di complessi metodi contabili, nell’uno e nell’altro caso essa non è dunque in grado di mettere il cittadino nelle condizioni di fare proprie valutazioni. Eppure la politica è determinata prevalentemente proprio dai criteri con cui lo Stato reperisce ed impiega parte della ricchezza prodotta sul territorio.
Il prospetto qui proposto è di tipo sintetico ma, nonostante poche e irrilevanti riclassificazioni delle spese, non è arbitrario, perché ricavato dal documento ufficiale citato nelle note a margine.

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Alcune valutazioni sulle spese correnti.
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1) Poiché sono un insegnante in pensione ed ho vissuto, con sofferenza, la riforma scolastica di Luigi Berlinguer del 1999-2000, mi soffermo innanzitutto sulla voce “Dipendenti”.
Nel prospetto analitico essa include 0,650 mld per “Competenze accessorie al personale scolastico”: immagino si tratti del Fondo di Istituto, denaro dato a persone che il più delle volte trascurano la didattica per dedicarsi ad attività inutili (questa almeno è stata la mia esperienza). Se a questo aggiungiamo almeno 0,150 mld per le promozioni dei presidi e dei segretari scolastici a "Dirigenti", arriviamo a 0,800 mld (cioè 800 milioni di euro), che si potrebbero risparmiare togliendo i privilegi a questa casta “sindacale” (all’epoca delle promozioni i segretari generali dei sindacati scuola cgil, cisl e uil erano dei presidi!).
Questo è quanto si potrebbe fare per quanto riguarda il personale della scuola, ma credo che situazioni analoghe si siano verificate negli ultimi anni anche negli altri ministeri.
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2) Si parla molto di eliminazione delle Province, ma, Lega permettendo, io guarderei eventualmente di buon occhio all’eliminazione delle Regioni (fino al 1970 non esistevano e nessun cittadino ne sentiva grande necessità). In entrambi i casi, soprattutto dopo la riforma nel 2001 del Titolo V della Costituzione sulle autonomie locali, si tratta di provvedimenti complessi e difficili. Però, a guardare le cifre, il confronto è facile: i trasferimenti di denaro dallo Stato a Comuni e Province ammontano a 15 mld, mentre quelli alle Regioni sono pari a 86 mld. Non per nulla i loro “presidenti” sono diventati “governatori”.
Le Regioni sono centri di spesa dove il clientelismo regna sovrano. Il federalismo della Lega si basa sul presupposto che il decentramento responsabilizzi gli amministratori, e invece io sono convinto che è più facile avere santi nelle amministrazioni locali che in quelle nazionali. E i santi, si sa, sono gli unici che possono fare miracoli.
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3) I politici attuali – argilla rispetto alle perle degli anni del dopoguerra - di fronte alle difficoltà finanziarie rimettono sempre in discussione l’intero impianto previdenziale: la destra allungando all’infinito la vita lavorativa e la sinistra allargando il campo di applicazione del sistema contributivo. Nel primo caso i lavoratori attivi sarebbero "costretti" a non andare in pensione, nel secondo caso vi sarebbero, più semplicemente, "indotti" da pensioni molto basse. In entrambi i casi i giovani disoccupati sarebbero ulteriormente penalizzati nella ricerca di lavoro stabile.
Anche nel settore previdenziale si possono però ottenere dei risparmi. Nelle voci analitiche dell’Inps figurano pensioni di invalidità per quasi 17 mld. Ora ognuno di noi conosce qualcuno che, pur fruendo di una pensione di invalidità, si dimostra perfettamente efficiente nella guida dell’auto, nel riempire carrelli al supermercato ed a volte persino in… attività sportive: i giornali sono pieni dei casi più eclatanti di questo tipo. Fino a trenta anni fa, quando tutti stavamo un po’ meglio, i medici proponenti e le commissioni mediche di controllo recepivano con scioltezza le istanze dei furbetti, e giustificavano il fenomeno inserendolo impropriamente fra gli ammortizzatori sociali. Ma adesso che i giovani trentenni vanno a spasso, queste pratiche e questi ragionamenti non sono più tollerabili.
Come intollerabili sono diventate le pensioni baby. Nel ’91 avevo già maturato 21 anni di servizio come insegnante. Potevo, come tanti, andare in pensione a soli 43 anni, ma non ci ho pensato minimamente: me ne sarei vergognato per tutta la vita, come un ladro! Altri ne hanno invece approfittato, e poi si sono dedicati ad una seconda attività.
Vogliamo sottoporre a nuova, più seria, visita coloro che hanno ottenuto le certificazioni di invalidità? E vogliamo togliere, a chi ha smesso di lavorare a quaranta anni e poi si è dedicato a un nuovo lavoro, una fetta della torta di cui indegnamente si nutre?
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4) Una delle voci di spesa con maggiore incidenza è quella degli interessi. Fra le poste analitiche del bilancio statale figurano interessi per 67 mld su un debito pubblico di 1.900 mld. A gennaio 2010 il tasso di interesse sui bot annuali (che è sempre più basso rispetto ai titoli a più lunga scadenza) era dello 0,80%, a gennaio 2011 era del 2% e a settembre 2011 è arrivato al 4,15%. Colpa dei mercati internazionali, dice il governo. E invece no. Solo l’Italia, la Grecia e la Spagna hanno avuto questi contraccolpi della crisi, perché la speculazione ha colpito solo i Paesi in cui il debito cresce in modo smisurato rispetto al pil.
In Italia il debito pubblico fra il 2001 e il 2011 è salito da 1.358 mld (dato della Banca d’Italia) a 1.900 mld (ultime stime). In questi anni è cresciuto dunque di circa 500 mld, cioè di circa il 40%, mentre il pil è cresciuto da 1.248 mld a 1.521 mld, cioè di circa il 22%. Il rapporto debito/pil è così passato dal 108% al 118%.
Beh, come si fa allora a risparmiare sugli interessi sul debito?
Chi, stando al governo in questi ultimi dieci anni, ha fatto aumentare vertiginosamente il debito ed i tassi di interesse, deve cedere il posto di comando a qualche persona più esperta, più dedita agli interessi collettivi, più seria nei rapporti politici nazionali e internazionali. E di specchiate qualità morali.

Note:
1) Il prospetto è stato ricavato dalle pagine 3-11 del PDF pubblicato dalla Ragioneria Generale dello Stato alla pagina web http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Bilancio-s/Gennaio-2011/5.analisi_delle_spese.pdf
2) Le spese sono qui elencate in modo sintetico, ma nella pagina web sopra indicata è possibile controllare le voci più analitiche, che meglio ne indicano la natura;
3) Alla pag. 5 del PDF, alla voce “Trasferimenti a società di servizi pubblici”, qui “Poste, ferrovie e altre società pubbliche”, ho riscontrato un errore di mld 0,242 (!) tra l’importo complessivo e la somma delle singole sottocategorie; dei due valori nel prospetto ho utilizzato il primo, perchè coerente con il totale delle spese correnti;
4) Nella “Nota metodologica al Documento di economia e finanza 2011”, la voce “Consumi intermedi” viene descritta come il valore dei “beni e servizi consumati quali input in un processo produttivo”;
5) Le spese qui esposte fanno parte del Bilancio di previsione e quindi non includono quelle stabilite nelle successive manovre correttive.
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