domenica 22 maggio 2011

Storia della Lega Nord a Milano (a passo di gambero)


Per la terza volta propongo una tabella sui risultati elettorali della Lega Nord. E’ come se sentissi la necessità di scavare sempre più a fondo nelle radici e nel percorso di questo fenomeno politico. Ho cominciato nell’aprile 2010 con il post In difesa del Sud (tesi: il nord è favorito da fattori geografici e storici e non da fattori etnici), ho proseguito nel mese di giugno con il post Sul Po, dai mulini alle armi (tesi: le minacce di Bossi di ricorso a strappi violenti è pericoloso e antistorico), poi a gennaio 2011 con La resistibile ascesa di Umberto B (tesi: a livello nazionale la Lega in 25 anni non riesce a superare i tremilioni di voti) e infine a marzo con Lombardia. Elezioni europee 2009 (tesi: la Lega tendenzialmente prende voti nei piccoli centri e nelle campagne, mentre riscuote minori consensi nei centri urbani di un certo rilievo).
Oggi, dopo i risultati elettorali dello scontro fra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti al primo turno, ritorno sull’argomento con una tabella, che si aggiunge a quelle contenute negli ultimi due post ed ha un oggetto di analisi più ristretto, la città di Milano, ma vuole andare più in profondità ed è più aggiornata, perché contiene i dati di tutte le competizioni elettorali svoltesi dal 1984 al 2011.

Dai dati appare evidente che ancora una volta la Lega dimostra i suoi limiti, in un “andamento ciclico con trend negativo”. Negli anni dell’exploit, 1990-1994, a Milano essa si attestava in media sui 170.000 voti; nel ’95 scendeva a 66.000; dal ’96 al ’98 risale a una media di 107.000; fra il ’99 e il 2007, gli anni più bui, scende a una media di 35.000 voti; fra il 2008 e il 2010 risale in media a 75.000 voti e infine nel 2011, una settimana fa, è ritornata a 57.000 voti. Abbozziamo un grafico che evidenzi in modo più netto i dati finora espressi in cifre.




Ma torniamo all’ultimo scontro elettorale, quello di domenica scorsa. Al ballottaggio si voterà per le persone dei due candidati: per il posizionamento dei vari partiti, il gioco è finito col primo turno e quelli sono pertanto gli unici dati che si possano prendere in considerazione.
Se candidato sindaco del centrodestra fosse stato Matteo Salvini o Renzo Bossi anziché la Moratti, la Lega forse di voti ne avrebbe avuti di più, ma… Ma, con Roberto Cota in Piemonte e Luca Zaia in Veneto, presentare un altro leghista al Comune di Milano, per Berlusconi avrebbe rappresentato una débacle politica, che si sarebbe aggiunta a quella della sfera più propriamente personale, e innanzitutto morale.
E’ possibile poi che con un proprio candidato la Lega avrebbe guadagnato qualche voto, ma il PDL, che rispetto alle regionali dell’anno scorso ha comunque perso il 7,30% , avrebbe avuto una più forte emorragia. E’ vero che Casini e Fini di voti ne hanno presi pochi, ma mi sa che, senza di loro, Berlusconi “Non dura, dura minga, non può durare!”

Note.1) Voti e percentuali sono stati rilevati dalla Banca Dati Elettorale del Comune di Milano – Settore Statistica e S.I.T. http://www.comune.milano.it/dseserver/statistica/bancadatielettorale/consultazione.html
2) Il sottotitolo del post richiama il titolo di un libro di Umberto Eco pubblicato nel 2006
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