sabato 26 febbraio 2011

Fini ad Anno Zero punta sull'identità nazionale

Fini. La sfida è semplicissima. Esiste lo spazio politico per un centrodestra, che sia profondamente diverso dal modo con cui Berlusconi e Bossi lo rappresentano? Secondo me c’è. E’ l’identità nazionale: io mi rifiuto di pensare che un elettore di centro destra possa sopportare a lungo che la Lega irrida persino la festa dell’unità nazionale.
Escludo che un elettore di centrodestra non sia cosciente del fatto che “governare” non vuol dire “comandare” e che quindi serve rispetto per le altre istituzioni, rispetto anche per la magistratura. Quindi ci si difende “nel” processo non “dal” processo.
Ruotolo. Il suo Futuro e Libertà sta perdendo un po’ di pezzi. Lei ha detto nei giorni scorsi, mi pare in un’intervista al Secolo d’Italia, che “E’ colpa del potere mediatico e finanziario di Silvio Berlusconi”.
Fini. No, la correggo parzialmente, nel senso che si è trattato di un articolo in cui io ho scritto che il potere mediatico è nelle campagne di intimidazione che vengono condotte nei confronti di chi si oppone frontalmente a quelli che sono i voleri del Presidente del Consiglio. Il potere finanziario - ma non alludevo minimamente alla compravendita: se ci fosse la prova la denuncerei – è nell’enorme conflitto di interessi che caratterizza Berlusconi. In parlamento Berlusconi è più forte, perché qualcuno si fa tentare dalla nostalgia: torna alla casa madre.
Nell’Italia reale c’è uno spazio per questa opposizione al berlusconismo e all’asse privilegiato con Bossi, nel nome dei valori di un centrodestra europeo, la destra repubblicana? Io credo di si.
Ruotolo. Lei esclude l’ipotesi, diciamo, di uno schieramento che si unisca, che vada dal terzo polo a Vendola.
Fini. Voglio essere esplicito. Futuro e libertà è una forza che si colloca nell’ambito dei valori di centrodestra, che secondo noi sono mortificati o dimenticati da Berlusconi. Ergo siamo alternativi alla sinistra, va da sé.
Ruotolo. Ma anche la sinistra…
Fini … è alternativa, è alternativa.
Ruotolo. Però può esserci l’unico momento particolare...
Fini. Ci deve essere, ma non per una lista comune alle elezioni. Ci dovrebbe essere, nello stesso momento in cui si ravvisa la necessità di riformare il Paese. Sulle regole ci deve essere un accordo largamente condiviso, perché la democrazia dell’alternanza comporta che, se cambiano le maggioranze e ogni maggioranza si cambia le regole, viene meno la Repubblica, viene meno la coesione nazionale, viene meno quel doveroso senso delle istituzioni, che devono avere tutti e che poi è alla base del nostro essere una nazione.

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Questa è la quarta parte dell’intervista che Gianfranco Fini ha rilasciato a Sandro Ruotolo per la trasmissione “Anno Zero” del 24 febbraio 2011. L’ho trascritta fedelmente da youtube, perché mi pare che da essa emergano delle cose molto interessanti.

Per chi è di sinistra gli uomini di destra non sono, non devono essere, tutti uguali. Essere di destra o di sinistra oltretutto oggi non ha lo stesso significato dirimente che aveva fino a vent’anni fa: si tratta in molti casi di etichette che nascondono sostanze “adulterate”. Circa dieci anni fa mi fu chiesta una intervista telefonica per uno dei tanti sondaggi e ricordo ancora lo stupore dell’intervistatrice (non dovrebbe succedere, ma così è stato!), quando a un certo punto dissi che Berlusconi era per me più a destra di Fini.
Le “categorie” politiche di destra e sinistra hanno ancora un certo valore, ma i partiti attuali non sempre hanno programmi e comportamenti coerenti con la loro collocazione politica. Siamo quindi costretti di volta in volta a decifrare tali comportamenti in modo da ricavarne un’idea rispondente ai dati oggettivi.

In questa intervista Fini dice di aver identificato un suo spazio politico nella “identità nazionale”. Per me questo vuol dire una cosa abbastanza chiara: intende contrapporsi alla Lega e recuperare un elettorato, che sui temi dell’unità nazionale non si sente rappresentato da Berlusconi, ma neanche dal PD, il quale nel 2001 ha cambiato il Titolo V della Costituzione ed oggi sembra disponibile ad ulteriori concessioni a Bossi pur di uscire dalla sua persistente crisi programmatica e di leadership. Insomma Bossi, l’uomo che vuole dividere l’Italia con un misero 10% dei voti, è potenzialmente supportato da tutti.
E’ chiaro allora che il discorso di Fini va giù liscio come l’olio. Chi devono votare quegli Italiani di destra, e sono tanti, che credono ancora nell’identità della nazione italiana? C’è un vuoto di rappresentanza, e Fini ha praticamente deciso di colmarlo.

Io resto a sinistra - quella che ancora può definirsi tale - ma non posso che essere contento di questo riposizionamento di Fini nei confronti della Lega e di Berlusconi. Ha collaborato con loro per 15 anni, ma è anche quello che ha trasformato il Msi in Alleanza Nazionale, e la nuova collocazione è da considerare un ritorno a quella matrice. Sta poi condannando chiaramente le prevaricazioni berlusconiane ed è pronto a rendere più decente la legge elettorale, eliminando il premio di maggioranza.
Bisognerebbe anche abbandonare il sistema maggioritario, ma su questo il PD, pur di tarpare le ali a Vendola e Di Pietro, probabilmente avrà la faccia tosta e la sconsideratezza di difenderlo insieme a… Berlusconi.
Per intanto Fini ha identificato il suo potenziale bacino di elettori, un bacino che sicuramente comprende una parte del Po, ma si allunga e diventa più fertile di consensi scendendo verso il centro, il sud e le isole. Che ne dice, Bersani, che di tanto in tanto, fra un insomma e un eccetera, strizza l’occhio a Bossi?
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