venerdì 15 ottobre 2010

Librisulcomodino


Fino a una certa età si studia poggiando il libro sulla scrivania, magari con il foglietto degli appunti a fianco. Dopo i vent’anni le giornate vengono assorbite dal lavoro e dalle faccende familiari e, dopo i sessanta, la schiena non regge a lungo nell’incurvarsi e le letterine stampate ballano davanti agli occhi. E’ quello il momento in cui o leggi comodamente in poltrona o metti il libro sul comodino: lo prendi in mano il pomeriggio, prima della pennichella, o la sera, prima della tirata notturna.
Tengo sul comodino dei libri fissi e dei libri che si passano il testimone. Uno dei libri fissi è la Bibbia: la prima copia la comprai a quattordici anni, proprio quando decisi stupidamente di “fare” l’ateo: strana coincidenza. Non la leggo tutte le sere, non la leggo sistematicamente, non ne leggo tutte le parti; ho un tipo di lettura “mordi e fuggi”; rifuggo dai Libri Storici, mentre sono affascinato da quelli Sapienziali e dal Vangelo; torno di frequente sulle poche pagine della Lettera di Giacomo. Mi arrampico su qualche ramo del libro divino, quando resto sconfortato dall’agire umano, nel quale includo i libri umani.
Lo so che non l’ha dettato Dio, come dicono, ma ha un suo fascino. Non tutto è chiaro, ma fa parte del gioco. Solo rimprovero ai tanti cultori che si sono affannati a tradurre: perché appigliarsi a una incomprensibile traduzione letterale? Mettete il punto dove è necessario e nelle costruzioni sintattiche abbiate pietà per il lettore. Vorrei conoscere il tedesco per vedere se Lutero è stato un po’ più lungimirante, ma… ormai è tardi per imparare. Comunque, va bene anche così.

Fra i libri che si passano il testimone, ce n’è uno che “corre” spesso: i tre romanzi di Kafka in unico volume. La frequenza con cui riposa sul comodino forse è dovuta allo stesso motivo della lunga permanenza della Bibbia: è oscuro, entro certi limiti puoi vederci quello che vuoi. C’è però, col primo in classifica, una differenza importante: le parole giuste in ogni frase, le virgole che spezzano nel modo giusto anche i periodi più contorti. Non vorrei essere blasfemo, lo dico un po’ scherzosamente: almeno per la forma, nella trilogia Il processo-Il castello-America, Dio sembra essere intervenuto con maggiore attenzione.
Naturalmente, più è oscuro il racconto, maggiori sono le possibilità di interpretazioni. Su Kafka ho letto la monografia di uno dei più illustri critici, Pietro Citati, ma, nonostante le numerose e qualificate fonti a cui scrupolosamente egli attinge per il suo saggio, non ne condivido l’interpretazione religiosa o mistica dello scrittore praghese; sarà per alcuni aspetti del lavoro che ho svolto fra i venti e i sessanta anni, ma vedo in Kafka soprattutto la denuncia più suggestiva degli infernali meccanismi della burocrazia. Forse in ciò sono stato condizionato anche dalla lettura della tesi di un mio caro e stimatissimo amico, dalla quale ho ricavato la stessa chiave di lettura.
Dopo aver letto i romanzi e i racconti vorrei dare un'occhiata ai suoi Diari, ma l’unica edizione per me disponibile via internet viene a costare quasi 60 euro e non so se il gioco vale la candela: ho letto che sono un po’ noiosi, e poi… tengo famiglia!

Dei libri che sostano una volta e poi restano dormienti negli scaffali, dirò in seguito, di volta in volta. Adesso, smentendomi in parte su quanto detto all’inizio, confesso che alcune pagine le leggo anche sul computer. A parte alcuni autori, sconosciuti al pubblico ma meritevoli di essere pubblicati su carta più di tante firme famose, trovo su internet anche delle belle librerie elettroniche. Ultimamente mi sono imbattuto nel sito http://www.archive.org/ ; è in lingua inglese, ma ci sono anche testi in italiano, che hanno formato e colori veramente gradevoli. Naturalmente se ne può leggere solo qualche paginetta ogni tanto, però, per me che abito in un centro dove non c’è grande scelta, questo è il modo più rapido di trovare a volte ciò che cerco. Per esempio, di Giovanni Papini - autore messo in secondo piano per certe tendenze ideologiche, che neppure io condivido, ma che scriveva bene e col cuore - ho trovato diverse opere difficilmente reperibili, oltre una decina. Uno degli ultimi libri in sosta per qualche giorno sul comodino è stato il suo Sant’Agostino: chi meglio di un convertito poteva scrivere di una conversione?
Al prossimo libro “di passaggio”.
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