mercoledì 2 giugno 2010

Grecia, la piccola madre


Da cosa si giudica oggi un uomo? Dai vestiti, la casa, la macchina, la facilità con cui può spendere. E da cosa si giudica oggi uno Stato? Dal debito pubblico e dal Pil. Solo e sempre, il denaro.
E’ per questo che la madre della civiltà mediterranea è oggi considerata solo un piccolo Stato. Che l’Europa dei “grandi” ha a malapena ammesso nell’Unione, e comunque è sempre pronta ad allontanare come si farebbe con un vecchio barbone che ha cercato di fregarvi cinquanta centesimi.
La storia ormai non conta più, si sbriciola in giorni, mesi ed anni, e lo sguardo non si allunga più ai secoli e ai millenni. E così la Grecia è oggi solo un paese di dieci milioni di abitanti, con poche industrie e poche strade. Il fatto che ci abbia insegnato l’abc del ragionamento e dei canoni estetici, non è più nella memoria collettiva e, se anche vi fosse, non varrebbe a nulla perché, quando l’unico valore che guida l’azione è l’arricchimento, non esiste più il sentimento della gratitudine, capace di legare il presente al passato.
E’, ormai, la Grecia, simile a una piccola madre che ha generato, allattato, insegnato a stare in piedi e a correre, fatto capire la realtà con le favole e i discorsi e indicato la via della virtù. Ma, adesso, vecchia, povera, malandata, incapace di tenere il passo dei più giovani, viene rimproverata, derisa e minacciata di essere cacciata via.
Io ne provo vergogna. E lei, signora Merkel?
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