venerdì 13 maggio 2022

Dall'Atlantico agli Urali

 Spero di ricordare bene. Quando facevo le scuole elementari negli anni 50, mi pare di aver imparato che il continente europeo, ad est ed ovest, avesse questi confini geografici. Crescendo mi sono gradualmente fatto la convinzione che però questi confini non fossero solo geografici ma anche culturali: colpa - o merito? - di qualche nozione storica, di qualche ozio letterario o artistico e di alcune persone di etnia russa che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e di apprezzare negli anni 2000.

Per questo oggi rimango sbalordito della artificiosa contrapposizione fra Russia ed Europa, di cui si riempiono la bocca i politici della UE e di cui riempiono gli articoli i loro amici giornalisti.
Non credo che Pietroburgo e Mosca siano asiatiche più di quanto Palermo e Siviglia non siano arabe. Se consideriamo europee le seconde non possiamo non considerare europee le prime.
Vedo che nei grandi romanzi russi dell'Ottocento era frequente l'uso della lingua francese nell'aristocrazia zarista, che le signore russe seguivano la moda delle grandi capitali europee e che al Bolshoj si eseguivano musiche e danze non meno raffinate di quelle della Scala di Milano. Da cosa deriva allora l'assurda e ridicola contrapposizione di cui si parlava?

L'origine è da riscontrare nella svolta politica del 1917. La grande rivoluzione comunista metteva in seria discussione il sistema economico capitalistico degli... altri Paesi europei, e soprattutto quelli del 'Nuovo mondo', il paese dei cow boy! 
Questo spiega tutto fino al 1992, cioè fino a quando la Russia mantiene un sistema economico che ha al centro lo Stato anziché l'impresa privata. Ma non ne spiega il motivo dopo quella data, cioè dopo che la Russia - preso a calci in culo Gorbacev - diventa più capitalista dell'UE. Ci dev'essere dunque un motivo nuovo, ma... altrettanto serio.

La Russia non poteva in due o tre decenni costruire un nuovo sistema produttivo capace di diventare un pericoloso concorrente economico. Aveva, ed ha, però delle enormi risorse energetiche e di materie prime che vende ai Paesi confinanti a prezzo di mercato. 
Sì tratta di prezzi non esosi, ma... perché pagarli se si potessero avere quei beni da una colonia? Ecco l'idea, e dietro l'idea una strategia. Se con una guerra - prima economica e poi militare - si riesce a decomporre quel vasto impero in tanti inermi staterelli, si possono ottenere gas, petrolio e materie prime agli stessi prezzi con cui da secoli si depreda il continente africano.
Basterebbe questo per spiegare la guerra ucraina? Si dice di no, perché è stata la Russia ad invadere lo Stato ormai cliente di Usa e GB. Ma io dico di sì, se è vero quanto dicono diverse fonti attendibili degli stessi Usa e GB, e cioè che questa guerra è stata da essi voluta e preparata fra il 2015 e il 2022 fornendo all'Ucraina grossi quantitativi di armi, addestrando il suo esercito e fornendo assistenza nella logistica e nel sistema informativo.

Da ragazzo ricordo un gioco praticato dagli scugnizzi miei coetanei. Per far fare a botte due ragazzini, si diceva a uno dei due "Se hai coraggio, toccagli il naso". Di per sé la cosa non avrebbe dovuto dare grande fastidio all'altro, ma il fatto è che in questo gioco, per convenzione, farsi toccare il naso senza reagire era considerato un segno di vigliaccheria, e perciò la persona sfidata era in obbligo di reagire.
Beh, a mio ad vviso, negli ultimi anni gli Usa e la GB - con una variante del gioco: i missili sul confine - hanno istigato gli Ucraini a sfidare il grande orso russo. E se l'operazione riesce, avranno a disposizione nuove colonie. "L'imperialismo, fase suprema del capitalismo", scriveva Lenin!

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