lunedì 7 febbraio 2022

Femminismo e lotta di classe


Il c.d. femminismo l'ho visto nascere nella primavera del '67 mentre frequentavo l'università. Fino a quel momento sapevo bene che nella società i ruoli storicamente determinati dei due sessi erano ben diversi, in parte complementari e in parte conflittuali, ma non li avevo mai percepiti alla stregua dell'aspra lotta fra la classe dei padroni e quella dei lavoratori dipendenti.

Mi accorsi di questa nuova, per me impensata contrapposizione sociale, per via della mia infatuazione giovanile per Cina.

No, non si trattava della grande nazione di Mao, ma più semplicemente di una ragazza, figlia della proprietaria del bar sotto casa. Si era presentata così ed io non ebbi mai la curiosità di chiederle di quale nome fosse il diminutivo. Era molto bella, gentile e intelligente, e questo bastava e avanzava per uno che ogni mattina sgranava gli occhi nel vederla. 
Ogni mattina scendevo al bar da un alberghetto, tanto modesto da costare quanto una camera in affitto, e seduti a un tavolino prendevamo il caffè chiacchierando. Ho già detto che era bella, ma mi apparve ancora più bella quando mi disse che anche a lei piaceva il bel concerto di Grieg.

Non ricordo se la cosa sia andata avanti per due o tre mesi, ma è certo che a partire da un certo giorno non la trovai più lì. Pensai che fosse andata in qualche città per motivi di studio, e me ne feci, infelicemente, una ragione.
Ma non era così, e lo scoprii una mattina, quando la vidi in Piazza Duomo insieme a tante altre ragazze dislocate in ordine sparso ma unite da vestiti e atteggiamenti comuni: jeans e maglietta, e un camminare deciso, quasi maschile. La sua bella femminilità si perdeva nell'aria aperta di quella piazza.
- Ma che fai tu qua? Credevo fossi andata in qualche altra città.
- Sono qui per una manifestazione femminista - disse alzando le spalle e sorridendo compiaciuta.

Non sapevo ancora che cazzo potesse essere una manifestazione... femminista! Subodorai però che non potesse esserci nulla di buono. Fino a quel momento maschi e femmine avevamo partecipato insieme ad assemblee studentesche e cortei operai, con gli stessi striscioni contro la guerra in Vietnam e lo sfruttamento nelle fabbriche, adesso perché le femmine facevano gruppo a sé? E poi, se oltre a fare gruppo a sé si denominavano 'femministe', voleva dire che non ce l'avevano più contro i padroni delle fabbriche. Contro chi allora? Non rimaneva che una risposta: contro i maschi. Mi crollò il mondo addosso: in un minuto si perdeva nella folla la bella Cina e si profilava la sconfitta della classe operaia. Il consumismo imposto dai padroni la spaccava in due, la classe operaia, e metteva le due fazioni una contro l'altra. La determinazione quasi maschile di quelle donne sparse nella piazza, mi impedì di fare un minimo tentativo di dissuasione verso Cina, la bella. I suoi occhi erano stati molto eloquenti, inequivocabili. La salutai affettuosamente e presi la mia strada.

Faccio un salto di mezzo secolo e passa e mi ritrovo davanti a un computer e a uno smartphone con dentro i nomi di tre amiche virtuali, le migliori fra esse per intelligenza e sensibilità: Ida, Marisa e Rossana. I frutti maturi di ciò che in Piazza Duomo erano stati seminati da Cina. Sono in gamba 'ste tre donne; hanno grande intuito, forza d'animo, e anche gentilezza, ma... Con loro devi stare attento come si sta attenti in trincea in una lunga guerra di posizionamento.
Nessuna di loro, come quasi tutte le donne, conosce più la lotta di classe, e infatti non esistono più partiti socialisti o comunisti. Quella lotta ormai è di altra natura, femmine contro maschi, e altri luoghi di scontro, le mura domestiche.

Cui prodest? A chi giova tutto ciò?
La risposta la trovate in un mondo spaccato in quattro o più parti: quelli con lo yacht e l'attico ai Parioli, quelli col suv e una casa signorile, quelli con la Fiat economica e la casa in periferia e infine quelli che non hanno un euro per comprare nulla, perché senza lavoro e senza beni di proprietà. 
Fra loro, molti giovani. Maschi e... femministe!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi sembra che questo post sintetizzi un argomento importante come il movimento femminista a quattro scaramucce su chi, tra marito e moglie debba lavare i piatti o cambiare i pannolini. Mi dispiace leggere che un uomo di sinistra quale lei è, la veda in maniera così riduttiva. Io, professore, sono nata l'8 Marzo, qualche anno dopo che le sue colleghe universitarie bruciavano i reggiseni in piazza (perchè questo era, vero?). Capirà bene che, per forza di cose, ho dovuto informarmi su cosa avessero fatto le Eva che mi avevano preceduto. Non fosse altro che, se volevo festeggiare con le mie amiche, trovavo i locali già occupati dalle varie cene in onore della "Festa della Donna". Dunque conosco abbastanza bene la storia di tutto quello per cui hanno lottato e continuano a lottare le donne coraggiose che 'osano' reclamare pari diritti nei confronti del maschio che tutto può. Mascolinità tossica, femminicidio, violenza domestica, infibulazione, spose bambine. La invito a riflettere su questo, perchè forse, dico forse, noi donne ne dobbiamo fare ancora tanta di strada per essere considerate come esseri viventi cui si deve lo stesso rispetto che viene dato agli uomini. Ne conviene? E, senza fare una polemica becera e sterile, le faccio un nome: Rosalind Franklin. E le auguro una felice giornata.