mercoledì 9 luglio 2014

I Tedeschi? Eh, loro son fatti così!



Non scrivo di sport perché lo seguo poco e perciò non me ne intendo. Ma, sulla partita di calcio di ieri fra Germania e Brasile, mi viene qualche riflessione personale immediata.
L’altro giorno Beppe Severgnini ha detto in tv che ogni squadra in fondo rispecchia il carattere del suo popolo ed ha fatto degli esempi che cito a memoria: gli Inglesi giocano per giocare, gli Italiani cominciano a dare il meglio di sé quando sono con le spalle al muro, i Tedeschi sono organizzati come una macchina da guerra. Non so quanto siano giusti questi esempi, ma direi che li condivido abbastanza.

Ieri alle 22.00 mi sono messo davanti alla tv ed ho cominciato a guardare la partita. Non guardo mai le squadre di club, ma le nazionali le ho sempre seguite. Seguii ancora bambino quelle del ’58 con Pelé e Liedholm, poi quelle con Maldini e Altafini, poi quelle con Mazzola e Rivera, poi quelle con Maradona, poi quelle di Bearzot, poi quelle di Arrigo Sacchi.
Negli ultimi anni però mi sono limitato a dare un’occhiata: l’Italia berlusconiana ha perso la spina dorsale e le Nazionali azzurre si sono adeguate: allenatori incapaci e calciatori superpagati, che più che giocare fanno le sfilate di moda.

Ma la partita di ieri andava guardata. Io prevedevo una leggera prevalenza dei Brasiliani, ma, quando i Tedeschi hanno dimostrato di giocare molto meglio, ho cominciato ad essere contento per loro. Non sono un tifoso: cerco di essere imparziale.
Finita la partita, quel 7 -1 mi sembrava un risultato più che giusto. Eppure oggi ci ripenso, e dico che tanto giusto non è stato. Lo so che gli sportivi cercano di ottenere il migliore risultato possibile e che in molti sarebbero stati contenti che i Tedeschi, di gol, ne avessero fatti anche 10 o 15 o 20. Dura lex sed lex: queste sono le regole del gioco e dobbiamo accettarle. Ma nel modo di interpretare le regole sul campo c’entra un po’ anche il carattere di un popolo.
E quale carattere hanno dimostrato ieri i Tedeschi? Oggi su facebook Gad Lerner con una punta di ironia osservava “E voi credete veramente che questa Germania ci concederà la flessibilità nelle spese di bilancio?”. Anche lui, come Severgnini, vede una certa correlazione fra calcio e spirito di un popolo. C’è da riflettere. Ma torniamo alla partita.

Nel primo tempo la Germania vinceva per 5 - 0.
Se all’inizio del secondo tempo avesse allentato il ritmo di gioco, in teoria avrebbe dato al Brasile l’opportunità di pareggiare o vincere, dunque bisognava assolutamente continuare a pressare l’avversario. Però a 22 minuti dalla fine della partita c’era ancora veramente bisogno di accanirsi contro la squadra brasiliana con altri due gol? Non potevano limitarsi a controllare la partita?
No, il tempo passa ma i Tedeschi sono fatti sempre alla stessa maniera: non gli basta vincere, devono stravincere. E questa volta hanno stravinto umiliando la squadra avversaria, ma anche un intero popolo, mortificandone il noto spirito gioioso.
Settanta anni fa fecero così, ma non sul piano sportivo, con Ebrei, zingari e gay (potevano mandarli al confino, come faceva Mussolini con gli avversari; che bisogno c’era di distruggerli tutti?) e con i Sovietici (10 milioni di vittime militari e 12 milioni di vittime civili). Dopo la sconfitta sono stati calmi per 45 anni, ma nel 1990 hanno preteso la riunificazione tedesca, chiedendo comprensione e collaborazione a tutti i paesi occidentali, Grecia e Italia comprese. Nel 2009 poi, quando in virtù dell’unione monetaria loro stavano benissimo, hanno messo in ginocchio la Grecia e dall’anno successivo hanno messo le manette all’Italia.
Eh, loro son fatti così! Il loro reddito pro-capite è di 38.000 euro e quello della Grecia di 24.000? Per loro è giusto, è frutto delle loro virtù, ed è anche la legge del più forte. Far diminuire il gap? Macché, il gap deve anzi aumentare.

Vabbè, siete bravi, ma a un certo punto abbiate pietà, dico io. Ed ecco come immagino la loro risposta (mi si perdoni il ricorso allo stereotipo caricaturale) “Cooosa essere ‘pietà’? Noooi non conoscere questa parola. Noi conoscere vae victis!”.
Allora, questa parola, ve la spiego io. Significa che, se stai vincendo per cinque a zero e mancano pochi minuti alla fine della partita, all’avversario gli fai fare il gol della bandiera e vai ugualmente alla finalissima. Ma, questi, sono stupidi sentimentalismi da ‘italianìsche’.
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