mercoledì 13 luglio 2011

Piazza del Campo (Divagazioni estive)



Una piazza è un vuoto circoscritto, un “non essere” che si guadagna un nome solo in virtù di ciò che esiste intorno. In base a questo concetto, non dovremmo mai poter dire che una piazza è più bella di un’altra. Eppure tutti diciamo che Piazza del Campo, Piazza S. Marco, Piazza Navona e Piazza S. Croce sono senz’altro più belle di tante altre. Questo unicamente a causa della bellezza degli edifici che le hanno create, lasciando fra di loro un certo spazio di una certa forma.
Quasi sempre al centro delle piazze si erige qualcosa che simbolicamente la vuole rappresentare – statua, obelisco o fontana o un qualunque altro elemento decorativo di pregio - ma chiaramente non sono queste cose a fare del vuoto una piazza. Il deserto, che sta ai quattro lati della piramide di Cheope, nessuno osa chiamarlo “Piazza Cheope”.

Sono cittadino di due città, che hanno lo stesso nome e costituiscono la stessa entità amministrativa. La prima, costruita in collina nel corso di mille anni, è fatta di viuzze e piazzette corrispondenti all’incirca alle “calli” e ai “campi” di Venezia, anche se non paragonabili a questi per il valore estetico degli edifici che li delimitano, e per quel solitario fondarsi di Venezia su acque lagunari. La seconda, costruita in pianura negli ultimi cinquant’anni, è fatta di strade larghe, costruite in funzione delle automobili più che delle persone; in pratica una copia più o meno bella di una qualunque periferia d’una qualunque grande città.
In pianura, quando negli anni Sessanta furono costruite due lunghe file di edifici, in un certo punto non fu più possibile continuare per la presenza di un torrente, del quale più tardi un bravo sindaco pensò bene di coprire l’alveo. Un lavoro ben fatto perché, trattandosi di un geologo, mise attenzione a convogliare le acque piovane in modo tale che fluissero senza pericoli. Quello “spazio”, una volta pavimentato, poté accogliere una fontana di discreto disegno, un traliccio che scimmiotta in modo pacchiano la Tour Eiffel e alcune panchine.

Oggi nella toponomastica cittadina quello spazio – delimitato solo da due miseri lati paralleli con edifici anni Settanta, privi di un qualunque accorgimento estetico - nell’ufficialità dei nomi risulta essere una “piazza”. Ma, a dispetto dell’etimologia (plateia), uno spazio ampio non designa di per sé una piazza. Senza una corte, non esiste un re.
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