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“Fra le più rigogliose colonie che fiorirono in quegli anni
dall'ottavo al sesto secolo avanti Cristo, ci furono quelle della Magna Grecia
sulle coste dell'Italia meridionale. I greci vi giunsero per mare, sbarcarono a
Brindisi e a Taranto, e fondarono parecchie città, fra le quali Sibari e
Crotone furono presto le più popolose e progredite.
La prima, che a un certo punto ebbe - dicono - trecentomila abitanti, è rimasta talmente celebre per i suoi lussi che dal suo nome è stato coniato un aggettivo, sibarita, sinonimo di «raffinato». Vi lavoravano soltanto gli schiavi, ma anche ad essi erano interdette tutte quelle attività - di fabbro o di carpentiere, per esempio - che potevano coi loro rumori disturbare le «pennichelle» pomeridiane dei cittadini. Costoro si occupavano solo di cucina, di moda e di sport. Alcistene si era fatto confezionare un vestito che poi Dionigi di Siracusa rivendette per mezzo miliardo di lire, e Smindride si faceva regolarmente accompagnare nei suoi viaggi da mille servitori. I cuochi avevano diritto di brevettare i loro piatti, per un anno ne serbavano il monopolio, e con ciò accumulavano un patrimonio che gli bastava a campar di rendita per il resto della vita. Il servizio militare era sconosciuto.
Purtroppo, sulla fine del sesto secolo, questa felice
città, oltre al piacere e al comodo, volle anche l'egemonia politica, che con
essi male si accorda, e perciò si mise in contrasto con Crotone, meno ricca, ma
più seria. E con un enorme esercito le mosse contro. I crotonesi - raccontano -
lo attesero armati di flauti. Quando si misero a suonarli, i cavalli di Sibari
abituati, come quelli di Lipizza, più all'arena del Circo che al campo di
battaglia, cominciarono a danzare. E i rozzi crotonesi massacrarono
allegramente i cavalieri rimasti in balìa dei loro quadrupedi. Sibari fu rasa al
suolo con tanta coscienza che, meno di un secolo dopo, Erodoto, venuto a
cercarne i resti, non riuscì a trovare nemmeno quelli. E Crotone, distrutto il
nemico, s'infettò, come al solito, dei suoi microbi e si ammalò a sua volta di
sibaritismo.”
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Scavi di Sibari |
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